Mauro Di Giorgio
Motivazione: per l’opera narrativa
Nota critica di Massimiliano Pecora
Vi è un aspetto che accomuna le opere dei maestri del genere policier: gli eroi e gli antieroi dell’investigazione, criminali o detective che siano, sono animati da una spasmodica e individualistica ricerca per colmare il vuoto e il disincanto della propria esistenza. A fronte di questa occorrenza narratologica potremmo spingerci ad affermare che tale gradus ad veritatem ab imis costituisce solo il motore dei romanzi polizieschi, ma, qualificandosi come un aspetto costante degli investigatori delle letterature di tutto il mondo e di tutti i tempi, assurge al rango di tabe narrativa nelle etopee e nelle nevrosi dei protagonisti. Di ciò non fa difetto un interessante e immaginario commissario del quartiere Prati.
Si tratta di un curioso funzionario che, nonostante un passato politicamente difficile, è interamente proteso a dar corpo alle sue elucubrazioni mentali. Il nostro ‘ragionatore’ legge Agatha Christie e Henning Mankel – aggiungeremmo, con molta probabilità, Stieg Larsonn – ed è, per così dire, un ‘intellettuale del crimine’, uno studioso delle deviazioni della mente umana, un determinato poliziotto in cui il man hunting e la scepsi si nutrono di un malinconico solipsismo. A differenza di Hercule Poirot, di Jules Amédée Maigret, di Kurt Wallander e di George Smiley – per quest’ultimo valga riferirsi, per quanto ci riguarda, a Chiamata per il morto (1961) e a Un delitto di classe (1962), le uniche opere in cui John Le Carré crea un detective e non un agente segreto –, Ferrer profonde un tale impegno da identificare il suo mestiere con un servizio per la nazione. Per quanto disillusa dagli eventi, la pertinace ostinazione verso questa alta funzione, non solo distingue Ferrer dai suoi progenitori, ma riconduce la quête in un alveo più umano e ben lontano dal distaccato esercizio della razionalità. Al pari di François de La Rochefoucauld – uno degli autori più amati da Ferrer – il commissario classifica e biasima gli uomini pur rimanendo malinconicamente consapevole di quanto le nostre facoltà deduttive siano insufficienti a spiegarci gli orrori e i misfatti del mondo. Non a caso, soprattutto quando il contesto socio-culturale che incombe attorno al commissariato di Prati giunge all’aberrazione, Ferrer cita Antonio Gramsci: «la verità è di per sé rivoluzionaria», dice spesso il nostro protagonista all’inizio di ogni avventura. A sostenerlo in questa lotta contro l’abiezione civile sono il suo impegno e un inguaribile amore per gli uomini, spesso ammantato dei tratti del bonario cinismo. Grazie a questa misurata e sconfortante presa di posizione verso il prossimo, Ferrer rintraccia minuti indizi tra la morte di una donna e un complotto massonico, tra l’omicidio di una studentessa e il genocidio di El Mozote del 1981. Disilluso, eppure accorato idealista, il commissario viaggia tra l’Italia e l’America, sposa la causa degli umili, pur sapendo che la sua compassione non rende giustizia né la renderà mai. È questo il ritratto interiore che di lui ci offre Mauro Di Giorgio. Nei tre romanzi dedicati al responsabile del fittizio commissariato di Prati, l’autore ha profuso tutte le sue competenze scientifiche e la sua passione per la musica jazz. I primi due polizieschi, Mistero in Rosso. La prima indagine del commissario Ferrer e Quarto: onora il figlio. Un’indagine del commissario Ferrer, sono stati pubblicati per i tipi di Capponi Editore, nel 2015 e nel 2017. Il recentissimo El Mozote, molto apprezzato dalla critica, è stato pubblicato da Viola Editore con la prefazione di Gianni Maritati e fa da preambolo a un nuovo e quarto romanzo. Per l’uso sapiente della tecnica del Mcguffin e degli espedienti stranianti che stabiliscono legami coerenti e inediti con il profilo antropologico delle indagini di Ferrer, per l’acribia tecnico-medica e giudiziaria dei plot narrativi e per le colte digressioni artistico-musicali che concorrono alla suspense scenica e all’acme drammatica del racconto, la Giuria della XXIX edizione del Premio letterario internazionale ‘Città di Pomezia’ conferisce il suo riconoscimento speciale all’opera narrativa del dottore Mauro Di Giorgio.
Sito Web Mauro Di Giorgio: https://www.maurodigiorgio.it/