Ileana De Nallo, Laura Lettere, Anna Maria Paoluzzi, Zhang Nanxi
Motivazione: per il forte impegno nella didattica e nella cultura
Nota critica di Massimiliano Pecora
Nel bellissimo saggio Il pensiero cinese Marcel Granet ci rivela che «la lingua mira, in primo luogo, ad agire. Più che informare con chiarezza, cerca di dirigere la condotta […]. La parola in cinese è ben altro che un segno che serva ad indicare un concetto. Non corrisponde affatto a una nozione della quale si tenga a fissare, in maniera per quanto è possibile definita, il grado di astrazione e di generalizzazione. Essa evoca un complesso indefinito di immagini particolari, facendo emergere per prima la più efficace». Fondata su una lingua performativa e d’azione, quanto diversa appare dalla nostra la letteratura cinese! Tuttavia questo mondo che tanto ci affascina, è stato ed è, ad oggi, il pretesto per sciocchi vaniloqui posti all’origine di chissà quale nemico mondiale. Nulla di più ridicolo!
Ancora una volta la paura dell’incognito contribuisce alla nascita di fantasmagorici complotti che è ben facile ascrivere a realtà e a mondi lontani dalla nostra cultura. Tuttavia, mai come per la sinologia, il segno, l’emblema vocale, corrisponde a un’azione, a un atto concreto nella storia degli individui e della società. La grande potenza cinese, con la sua plurimillenaria storia, germina dall’inscindibile legame tra letteratura e pensiero, tra arte e vita. Nulla di più importante per noi occidentali che, relegando l’arte della parola a consessi più evasivi, cerchiamo nella letteratura un conforto, una distrazione, quella leggerezza che sopravanzi le angustie della quotidianità. In quest’ultimo ventennio il mondo cinese è diventato il nostro grande interlocutore. Non è un caso che nella pratica e negli ordini di studi delle scuole superiori, come già negli atenei, siano nati corsi dedicati alla lingua e alla cultura cinesi. E non è un caso che, proprio in un frangente che vede gli ambienti deputati alla ricerca e all’istruzione sottoposti a sforzi enormi, quattro ricercatrici, provenienti dal mondo accademico e scolastico, abbiano offerto un contributo importante per comprendere e per sostenere la conoscenza di un mondo diverso che ci attrae e ci unisce nella corsa verso il progresso. In questa particolare occasione, la sede della XXX edizione del Premio internazionale Città di Pomezia corrisponde anche al laboratorio didattico prescelto per la nuova Letteratura cinese ad usum delphini. Tre delle quattro studiose lavorano presso il Liceo Artistico e Linguistico Pablo Picasso di Pomezia, in una delle poche istituzioni che ha avviato l’intensificazione del curricolo sinologico. A ciò aggiungiamo un altro dato importante. È dal 1959, dalla prima edizione della Storia della letteratura cinese di Giuliano Bertuccioli, che non si assisteva a un nuovo progetto dedicato a quella cultura che fa della parola il metro fondamentale della sua storia. Grazie alla casa editrice Orientalia, alla forte esperienza didattica di quattro studiose, è nata un’opera aggiornata, un’opera che consente ai giovani studenti di avvicinarsi con precisione e acribia storico-pedagogica alla più completa conoscenza di quella società lontana con la quale dobbiamo convivere per dovere morale e sforzo civile. Per l’operazione scientifica, accademica e scolastica senza precedenti, per la declinazione paideutica con cui una rara e importante novità editoriale viene declinata, per la precisione storico-letteraria e l’attenzione didattica che adegua la sinologia alle nuove pratiche italiane dell’insegnamento della lingua e della cultura cinesi, per la chiara dimostrazione del fermento epistemico che inderogabilmente nutre il lavoro dei sottovalutati docenti italiani, l’encomio speciale della giuria della XXX edizione del Premio letterario internazionale ‘Città di Pomezia’ va alle studiose Ileana Di Nallo, Laura Lettere, Anna Maria Paoluzzi e Zhang Nanxi, autrici della poderosa La civiltà cinese. Manuale di cultura e letteratura, per i tipi della casa editrice Orientalia.