Fabio De Agostini
Motivazione: per il valore artistico della sua opera
Nota critica di Massimiliano Pecora
A rileggere Zapping. Gli spazi di una vita, il monumentale romanzo di memorie di Fabio De Agostini, si può solo ammirare la vasta produzione di un autore e di un intellettuale fecondo nei diversi campi della cultura artistico-letteraria italiana ed estera. Sceneggiatore, aiuto-regista di Lewis Milestone, regista di quattro film e di almeno cinquantaquattro radiodrammi, saggista e romanziere, Fabio De Agostini era nato il 12 ottobre del 1926 a Bellinzona, in Svizzera, nel Cantone Ticino. Nella sua parabola intellettuale e creativa, dalla Svizzera all’Italia, ha sperimentato le diverse forme della comunicazione colta, concentrandosi sugli adattamenti e sulla cinematografia d’arte, senza per questo derogare alla scrittura impegnata. Sodale e interlocutore del caro amico Carlo Lizzani, De Agostini ha spesso predicato la sorte dell’uomo del primo e del secondo Novecento, quando ancora si credeva che l’intellettuale potesse cambiare il mondo e renderlo migliore. Nel tentativo di ricostruire un momento importante della storia italiana e occidentale, lo scrittore che oggi premiamo ha eletto la letteratura a strumento di indagine sociale.
Forte dell’idea secondo la quale la cultura può impugnare gli ànditi più riposti dell’umanità, della sua opera colpiscono, a un esame generale, due presenze costanti: l’orgogliosa elezione della letteratura del Novecento, assunta quale fonte ispiratrice di film come Lauta mancia e D’Annunzio; la volontà di interloquire con artisti che, oggi nell’olimpo delle patrie lettere, si sono segnalati per la loro grande capacità analitica – si va da Anna Maria Ortese e Carlo Lizzani ad Alberto Bevilacqua, passando per Piero Chiara, Giorgio e Giovanni Orelli e altri ancora. Segnatamente al celebre film neorealista del 1954, Lauta mancia, – probabilmente ispirato a quel racconto di Carlo Cassola che, da una novella del 1953 sul «Corriere dell’informazione», evolverà nel celebre conte philosophique L’uomo e il cane – il nostro autore lascia in sospeso ogni giudizio, limitandosi a raccontare quelle chimere che, nobilitate dalla finzione artistica, ci preservano dalle nostre connaturate miserie. Per il lascito bibliografico e il Fondo donato al nostro Comune, per la sua lunga e proficua carriera, il Centro Studi Sisyphus conferisce, all’interno del Premio letterario internazionale ‘Città di Pomezia’, la targa al merito e alla memoria a Fabio De Agostini. Ritira l’onorificenza la vedova dell’artista, la signora Liliana Fontana De Agostini, a cui dobbiamo, oltre al copioso dono librario, una copia digitale di Lauta mancia, per gentile concessione della cineteca del Centro sperimentale di cinematografia di Roma.