Chen-Ruizhe (Su-Yun)
Motivazione: Premio speciale della giuria della XXXIII edizione del Premio internazionale Città di Pomezia a un giovanissimo talento letterario, per il meraviglioso stupore dettato dai versi maturi e profondi e per la forza del suo testo lirico.
Nota critica di Massimiliano Pecora
Citiamo dal bellissimo quanto datato Il pensiero cinese di Marcel Granet: «Quando parlano e quando scrivono, i Cinesi, per mezzo di gesti stilizzati (vocali o di altra specie), cercano di raffigurare e di suggerire dei modi di condotta. Non diverse sono le pretese dei loro pensatori. Essi sono pienamente soddisfatti di un sistema tradizionale di simboli più efficaci a orientare l’azione che adatti a formulare concetti, teorie o dogmi». Possiamo ammettere, però, che la singolarità intellettuale della poesia, di ogni vera poesia, risieda nella sua irriducibilità a qualsiasi modalità di pensiero e, al tempo stesso, nella sua plasticità verso ogni forma di pensiero. A partire dal 1978 si diffonde, in Cina, la produzione di quei poeti spregiativamente definiti menglong, incomprensibili, oscuri. Tuttavia l’accusa di oscurità non è all’origine della produzione di colui che Dante non esita a chiamare «il maggior fabbro del parlar materno»? Non è in Arnaut Daniel che Giacomo Leopardi trovava lo spazio del suo grande cimento lirico?
Il coraggio di un poeta, soprattutto di un giovane poeta, sta dunque, crediamo, nella capacità di far fronte alla verità che egli vuole sottendere ai suoi versi. Il filosofo Giorgio Agamben ci ha rammentato che la poesia è un’operazione compiuta nel linguaggio che, però, disattiva un certo uso del linguaggio – quello feriale – affinché sia possibile un altro uso, quello che riporta la parola alla potenza del dire. Per far questo, la poesia non può certo essere estranea alla lingua quotidiana, ma non può neanche appiattirvisi in nome di un’assoluta aderenza al reale. La lingua dei poeti rappresenta la massima espressione della contemplazione della lingua, deve quindi accogliere la sua tradizione, la sua profondità storica. Non a caso il poeta contemporaneo Yang Lian ribadisce che, pur non eccellendo nel pensiero logico astratto, la grande poesia cinese ha un fondo imagista, operando quasi per pittogrammi, per moduli visivi che evocano quelle immagini che ogni lettore può caricare di valenza mnestica e simbolica, di sentimento civile ed etico.
Ciò che si presenta spontaneamente e improvvisamente alla nostra mente può essere qualcosa di molto importante, non definibile come una semplice fantasia casuale. Possono essere concatenazioni spontanee di immagini che ci portano a individuare possibili soluzioni a problemi attuali o prospettive per sviluppi futuri della nostra vita; possono essere intuizioni capaci di scardinare la griglia razionale in cui la realtà ci tiene prigionieri, una realtà che spesso ci sta stretta o che ci appare senza scampo. Non dobbiamo impunemente trascurare questa verità profonda della filogenesi. A questa verità la poesia vuole il tributo più altro: il sacrificio della lingua.
Nel 1962 Walter Benjamin, con i Compiti del traduttore, segnalava il destino di particolare deperibilità della traduzione nel tempo, tanto più rapida quanto maggiore è la grandezza artistica degli originali. Ciò perché la traduzione cerca l’eterna verità prodotta dalla poesia, come sosteneva Paul Celan. E con quest’ultimo concordiamo quando ammette che «solo mani veraci scrivono poesie veraci», dove le immagini della mente si riconoscono nelle parole dell’altro, anche solo per un breve momento, in un breve istante in cui l’uomo trova sé stesso scandagliando la sua ontologia, la forza e i limiti della sua lingua e del suo linguaggio. È a questa capacità di traguardare le culture trasferendo la potenza del messaggio da una comunità a un’altra che l’alto riconoscimento della giuria e del presidente della XXXIII edizione del Premio Internazionale Città di Pomezia va al giovanissimo poeta, il sedicenne Chen Ruizhe, già scaltrito autore e instancabile artigiano della lirica cinese, come dimostra la sua mirabile prova di Un albero solitario prega in primavera già vincitrice del premio dell’Associazione culturale Amici di Guido Gozzano per la traduzione. In occasione della premiazione del 3 novembre 2024 e in rappresentanza del nostro autore, la professoressa Nanxi Zhang legge il componimento con tutte le sfumature e i tonemi che hanno sostenuto un messaggio di grande rilievo, a giudizio unanime della giuria della XXXIII edizione del Premio letterario internazionale Città di Pomezia.